File davanti ai negozi, scaffali presi d’assalto e video virali sui social. Tutto per un piccolo oggetto colorato, diventato simbolo di un’ossessione collettiva. Un fenomeno alimentato dal marketing esperienziale basato sulla scarsità programmata. Le vendite sono esplose, gli utili pure e in Borsa il titolo della società dietro a questa mania ha fatto registrare un clamoroso +200% nel giro di un anno.
Poi qualcosa è cambiato. Il mercato, che aveva premiato l’entusiasmo, inizia a chiedere risultati più solidi, dati più credibili, previsioni più sostenibili. E i numeri, questa volta, sembrano meno entusiasmanti. [...]
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